Come utilizzare una cuffia stereo da 32 ohm in mancanza di una cuffia ad alta impedenza

 Di Luciano Loria

A quanto pare le difficoltà maggiori, che si incontrano oggi, per la realizzazione di apparecchi radio a cristallo o utilizzanti una o due valvole (senza amplificazione in B.F.), non sono la reperibilità dei componenti: tutto sommato diodi al germanio, condensatori, resistenze, filo smaltato per le bobine, boccole, bananine, ecc. si trovano, ancora senza alcuna difficoltà presso i rivenditori di  ricambi per elettronica. Anche le valvole, se proprio non si reperiscono nei vari mercatini, soffitte, cantine, vecchi apparati in disarmo, è possibile ordinarle (nuove) presso alcuni rivenditori che ancora le trattano. Nella pagina dei link si trovano, a questo proposito, alcuni indirizzi utili cui rivolgersi. Ma il pezzo, forse il più importante, che è introvabile o, quando si trova, da pagare quasi a peso d’oro, è proprio la cuffia ad alta impedenza, senza la quale l’ascolto del nostro apparato è impossibile. Allora, perché non utilizzare la cuffia stereo che certamente abbiamo già in casa?  E se anche fosse necessario comprarla si trova a buon mercato in qualsiasi negozio o supermercato. L’unico problema che si pone è l’adattamento di tale cuffia all’uscita ad alta impedenza della nostra radio: basta interporre un trasformatore d’uscita ed il gioco è fatto. Però, anche i T.U. di una volta non vengono più prodotti, provate a chiedere un trasformatore d’uscita, da 5000 o 7000 ohm d’impedenza al primario con secondario a 5 o 6 ohm, al vostro negoziante di fiducia e poi studiatene la reazione (Stupita? Di scherno? Di sufficienza?). Non lo troverete mai, forse (pagandolo svariati €) lo potreste richiedere ai fornitori di cui sopra, ma allora tanto vale strapagare la cuffia ad alta impedenza, magari quella dismessa dall’esercito americano ed usata in Corea od in Viet-Nam.  

La soluzione, invece, sta nell’usare un comunissimo trasformatore di alimentazione, da pochi VA (2-5 max) col primario da 220V ed il secondario da 6 a 12V, possibilmente con presa centrale; il primario andrà connesso all’uscita cuffia della radio, ed il secondario ad una presa jack adatta alla spina della cuffia. Poiché la cuffia è stereo andrà collegata in maniera da mettere i due auricolari o in serie o in parallelo ( per trovare la resa migliore); se, invece il secondario è a presa centrale ( esempio 6-0-6 V) basterà collegare la massa a 0V ed il canale sinistro ad un terminale 6V ed il canale destro all’altro.

So già che molti avranno da ridire su tale soluzione perché le differenze tra un trasformatore d’uscita ed uno d’alimentazione ci sono eccome, a parte la differenza sostanziale sulla faccenda del nucleo magnetico aperto o chiuso, ed altre sui lamierini usati, il rapporto tra le spire ecc. rispondo subito dicendo: “provare per credere”; c’è ancora da dire che, in effetti, l’unico rischio che si corre è la famosa saturazione del nucleo con corrispondente ed inevitabile distorsione. Rischio inesistente in quanto nella radio a cristallo (senza valvole e senza alcun tipo d’alimentazione) non è possibile la saturazione da parte della corrente continua perché non c’è, negli apparecchi a reazione (facenti uso di valvole ma privi di amplificazione BF) i motivi di distorsione sono ben altri, al limite si può usare un trasformatore più potente (con una sezione del nucleo maggiore) se proprio non vogliamo correre rischi di saturazione.

C’è ancora da dire che le moderne cuffie stereo, anche le più economiche, offrono un comfort superiore alle nostre orecchie di quello dato dagli scomodi e duri auricolari di bakelite delle vecchie cuffie.

                luciano.loria@gmail.com

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