I progetti - Le Radio di Sophie - Projects
Questo
articolo, scritto originariamente per Le Radio Di Sophie, è stato
pubblicato
sulla rivista Costruire HiFi (numero 99, Blu Press s.r.l., Maggio 2007).
E' qui presentato in virtù di un accordo scritto tra autore ed editore.
Tutti i diritti sono riservati.
Ne è vietata la riproduzione, anche parziale, senza citare
la fonte. Per l'inserimento come voce bibliografica:
Gilardetti
M.: Costruzione di alimentatori a valvole termoioniche per
radioricevitori. Il web (leradiodisophie.it), Luglio 2008.
PARTE II: |
ALIMENTATORI A DOPPIA SEMIONDA E A PONTE |
II.1 |
ALIMENTATORE A DOPPIA SEMIONDA: PRESA CENTRALE E RADDRIZZATRICE A RISCALDAMENTO INDIRETTO |
Uno dei problemi da affrontare nella progettazione di un buon alimentatore è dunque la riduzione della tensione di ondulazione che, se malamente filtrata, può provocare disturbi audio, desintonizzazione e malfunzionamento generale dell'apparecchio. E' chiaro che se il periodo di tempo in cui i condensatori di filtro sono in fase di scarica potesse essere ridotto, la tensione di ondulazione ne trarrebbe un enorme beneficio. Se si potessero "ribaltare" le semionde negative in uscita dal trasformatore di alimentazione in modo da raddoppiare (da 50 Hz a 100 Hz) la frequenza delle pulsazioni della corrente diretta, il compito del filtro di spianamento sarebbe assai facilitato.
Una prima strada percorribile per raggiungere questo obiettivo è
quella di servirsi di un
trasformatore con due avvolgimenti secondari ad alta tensione utilizzati
in controfase (figura 2.1-a). In
questo modo, quando
nell'avvolgimento superiore è presente una semionda di tensione
negativa che porta il diodo in interdizione, la corrente può
essere prelevata dall'avvolgimento inferiore sul quale nello stesso
istante è presente una semionda positiva.
Figura 2.1 - a) Trasformatore con doppio secondario; b) Trasformatore con presa centrale.
Nella pratica, poiché i due terminali A e B s'intendono da collegarsi sempre allo stesso potenziale (ovvero a massa), in generale essi non sono costruttivamente distinti come in a, ed anche i due avvolgimenti non sono separati ma sono realizzati come un unico avvolgimento di lunghezza doppia su cui è realizzata una presa centrale (central tap in lingua inglese) da collegare a massa (figura 2.1-b).
In figura 2.2 è riportato lo schema di un
alimentatore che sfrutta entrambe le semionde, basato su
una raddrizzatrice con filamenti a riscaldamento indiretto e filtro a
capacità-induttanza di tipo Π.
Salvo piccole varianti, è
in assoluto il tipo di alimentatore che è stato più impiegato nei
radioricevitori commerciali precedentemente all'introduzione dei
raddrizzatori al selenio.
Figura 2.2 -
Alimentatore a doppia semionda con filtro capacitivo-induttivo e
raddrizzatrice a riscaldamento indiretto.
INDUTTANZA | CARICO | TENSIONE AL CARICO | TENSIONE DI ONDULAZIONE |
25 H |
a vuoto (1 MΩ) | 335 V c.c. | 2 mV |
500 KΩ | 335 V c.c. | 5 mV | |
50 KΩ | 300 V c.c. | 15 mV | |
25 KΩ | 270 V c.c. | 25 mV | |
10 KΩ | 230 V c.c. | 35 mV | |
5 KΩ | 165 V c.c. | 50 mV |
Tabella 2.1 - Valori al banco di prova per l'alimentatore di figura 2.2. Si osservi come, col raddrizzamento a doppia semionda, il dato relativo alla tensione di ondulazione migliori non di un fattore 2 (come l'intuito lascerebbe supporre) ma di un fattore circa pari a 4.
I vantaggi che un alimentatore a doppia semionda presenta rispetto ad un
alimentatore a semionda singola sono molteplici,
e non riguardano solo il miglioramento della tensione di
ondulazione ma anche
altri aspetti (ad esempio viene evitata la saturazione del nucleo del
trasformatore, poiché esso è percorso da correnti di verso alternato). I trasformatori con presa centrale sono tuttora
disponibili - nuovi - grazie al mercato dell'alta fedeltà valvolare,
ma purtroppo trovarne
uno a buon mercato può essere un problema di non facile soluzione.
Figura 2.3 - Asimmetrie nella tensione d'ondulazione causate da lievi differenze di prestazione dei due diodi. Fotografia della traccia lasciata sullo schermo di un oscilloscopio a memorie. (1div = 5mV) |
II.2 |
ALIMENTATORE A DOPPIA SEMIONDA: RADDRIZZATRICE A RISCALDAMENTO DIRETTO |
Qualora si decidesse di utilizzare una raddrizzatrice a
riscaldamento diretto, il
circuito di figura 2.2 andrebbe modificato come nello schema di figura
2.4.
Dal punto di vista concettuale,
il funzionamento dei due alimentatori è identico,
e l'unica differenza risiede nel circuito dei filamenti e nella
necessità di un terzo avvolgimento apposito sul trasformatore per il
loro riscaldamento. Restano
valide tutte le considerazioni - sia positive, sia negative - già
esposte nel paragrafo precedente.
Figura 2.4 - Alimentatore a doppia semionda con raddrizzatrice a riscaldamento diretto.
Lo schema proposto, con doppio filtro Π, è realizzato con componenti contemporanei e riprende il più fedelmente possibile la sezione di alimentazione di radio d'alta gamma (es.: Quadri Unda) e di progetti di Ravalico destinati ad amplificatori di potenza [13]. E' un tipico alimentatore destinato ad apparati sofisticati e di potenza medio-elevata. Come già accennato, al posto della "filologica" valvola 80 può essere utilizzata una 5Y3 con zoccolo octal (che è tuttora in produzione) e la bobina di eccitazione dell'altoparlante elettrodinamico può essere sostituita con una comune induttanza di filtro per alimentazione anodica.
II.3 |
ALIMENTATORI A PONTE DI GRAETZ; CASO DEL RISCALDAMENTO INDIRETTO |
In mancanza di un trasformatore con presa
centrale, un secondo
sistema per raddoppiare la frequenza della corrente diretta
"ribaltando" le semionde negative è il circuito raddrizzatore
a ponte detto di Graetz.
Lo schema di principio di questo raddrizzatore è illustrato in
figura 2.5-a; come si
vede esso impiega quattro diodi che sono percorsi alternativamente (a
coppie contrapposte) dalla corrente.
Durante le semionde positive,
i diodi D2 e D4 sono in conduzione,
mentre durante le semionde negative sono in conduzione i diodi D3
e D1.
Figura 2.5 - Ponte di Graetz: a) schema di principio; b) realizzazione con diodi a vuoto (da [4]).
Attualmente il ponte di Graetz è una soluzione quasi standard negli alimentatori a trasformatore con diodi al silicio, e fu molto utilizzato anche in passato in seguito all'adozione dei raddrizzatori al selenio; viceversa, nel caso degli alimentatori a valvole, il suo impiego fu ostacolato da ragioni d'ordine economico e tecnico e non ebbe mai grande fortuna (per non dire che non fu mai utilizzato). Difatti, in tempi in cui i tubi elettronici erano molto costosi, era senz'altro preferibile eseguire qualche avvolgimento in più sul trasformatore d'alimentazione e dotarlo di una presa centrale piuttosto che dover impiegare due raddrizzatrici (oggi, viceversa, il costo di quattro diodi al silicio è irrisorio rispetto a quello di un trasformatore con presa centrale). Inoltre il particolare tipo di collegamento richiede che i catodi delle valvole impiegate siano tra loro separati: non è possibile realizzare il ponte semplicemente con una coppia di normali raddrizzatrici biplacca a catodo comune. Infine, se si volessero usare valvole con catodo a riscaldamento diretto, la realizzazione del circuito diverrebbe pressoché proibitiva (capitolo II.4).
Per quanto detto,
una costruzione "pulita" del ponte di Graetz non è un
problema banale. E'
certamente possibile lanciarsi in una realizzazione onerosa e ridondante (con
quattro diodi singoli) oppure pasticciata (come
ad esempio con tre doppi diodi, di cui due utilizzati solo in parte).
Non sembrano esistere valvole esplicitamente costruite per questo tipo
di circuito: tubi come il quadruplo diodo
6JU8 possono trarre in inganno, ma il dato relativo all'erogazione
di corrente (appena 9 mA) rende evidente che non si tratta di dispositivi
studiati per l'alimentatazione di potenza. Per
giungere ad una
ingegnerizzazione elegante del circuito la
scelta migliore è probabilmente quella di una coppia di rettificatrici
a doppio catodo.
Figura 2.6 - Ponte di Graetz
realizzato con una coppia di 6BY5-GA.
INDUTTANZA | CARICO | TENSIONE AL CARICO | TENSIONE DI ONDULAZIONE |
2,5 H |
a vuoto (1 MΩ) | 330 V c.c. | 10 mV |
500 KΩ | 325 V c.c. | 15 mV | |
50 KΩ | 300 V c.c. | 120 mV | |
25 KΩ | 290 V c.c. | 200 mV | |
10 KΩ | 270 V c.c. | 400 mV | |
5 KΩ | 240 V c.c. | 800 mV | |
25 H 3000 Ω (ECCITAZ. DINAMICO) |
a vuoto (1 MΩ) | 330 V c.c. | 3 mV |
500 KΩ | 325 V c.c. | 3 mV | |
50 KΩ | 285 V c.c. | 8 mV | |
25 KΩ | 260 V c.c. | 14 mV | |
10 KΩ | 220 V c.c. | 20 mV | |
5 KΩ | 155 V c.c. | 35 mV |
Tabella 2.2 - Valori al banco di prova per l'alimentatore di figura 2.6, con due differenti bobine di spianamento. E' l'alimentatore con le prestazioni migliori tra tutti quelli presentati.
Una delle pochissime rettificatrici a doppio catodo con
filamenti riscaldati a 6,3 Volt e con uno zoccolo "normale" (Octal)
è la 6BY5-GA. Essa
fu posta in commercio come duplicatrice di tensione,
ma si presta bene all'utilizzo improprio in un
circuito a ponte. In
figura 2.6 è mostrato lo schema pratico di un alimentatore a ponte di
Graetz basato su una coppia di queste valvole,
seguito dal classico filtro Π.
Un'altra valvola di reperibilità non impossibile ed altrettanto
adatta allo scopo è la EZ150, ma
il suo problema risiede nello zoccolo:
un Y10A-ST40 non certo semplice a trovarsi.
Anche la FIVRE produsse una valvola a doppio catodo con un
comunissimo zoccolo Octal: la
6AW5-GT. Purtroppo è la valvola stessa,
in questo caso, ad
essere pressoché irreperibile.
A parte le tre valvole citate,
non vi sono molti altri esempi di doppie rettificatrici con
filamento a 6,3 Volt: 12DF5 e 7X6;
e la loro reperibilità è a dir poco problematica.
Con una coppia di ciascuna di esse,
comunque, in linea di
principio sarebbe possibile realizzare un alimentatore a ponte del tipo di figura 2.6.
Figura 2.7 - L'accattivante aspetto di un alimentatore a ponte di Graetz, con le fascinose 6BY5-GA in bella mostra. La bobina di spianamento è disposta ortogonalmente al trasformatore di alimentazione per rendere minimo l'accoppiamento induttivo tra i due elementi. Il dispositivo è assemblato su una formella per plum-cake della ditta Ikea.
Può essere interessante osservare che,
tra le duplicatici di tensione,
ne è anche stata prodotta una - la 117Z6 - adatta all'alimentazione
in corrente dei filamenti sulla rete statunitense (110 V).
Una coppia di queste valvole,
pertanto, si presta
ad un audace collegamento in serie dei filamenti sulla tensione di rete
europea (230 V) consentendo la realizzazione di un ponte di Graetz (figura
2.8). Si noti
come, anche in questo caso,
il trasformatore necessario sia di tipo semplicissimo:
niente presa centrale ed un solo secondario a 6,3 V per le altre
valvole del ricevitore.
Figura 2.8 - Un espediente consente di alimentare in corrente una coppia di 117Z6 e realizzare un alimentatore a ponte.
II.4 |
ALIMENTATORI A PONTE DI GRAETZ; CASO DEL RISCALDAMENTO DIRETTO |
Per quanto riguarda l'impiego di raddrizzatrici a riscaldamento diretto, il circuito a ponte di Graetz è talmente difficile da realizzare da avere una valenza quasi esclusivamente teorica. Difatti, riprendendo lo schema di principio di figura 2.5-b, è facile rendersi conto che i catodi di D2 e D3 sono allo stesso potenziale, che però è differente da quello del catodo di D1 il quale a sua volta è differente da quello di D4 e di tutti gli altri. Non è dunque possibile realizzare il consueto collegamento in serie tra alimentazione del filamento e alta tensione anodica come in figura 1.13, poiché i filamenti non si troverebbero sottoposti alla stessa tensione. Sarebbe necessario disporre di un trasformatore con almeno 3 avvolgimenti secondari a 5 V solo per le rettificatrici, più un secondario a 6,3 V per i restanti filamenti ed un secondario ad alta tensione per gli anodi: una serie di richieste davvero improponibili.
Ciò detto, risulterà evidente che una realizzazione pratica del
ponte con raddrizzatrici di tipo comune è di tutt'altro che facile
attuazione. Una delle
poche idee concrete reperibili in letteratura è riportata nello schema
di massima di figura 2.9, dove
è impiegato un trasformatore con un unico secondario ad alta tensione e
ben tre sotto-trasformatori a bassa tensione per i filamenti.
Questi trasformatori di filamento sono alimentati direttamente dalla corrente di
rete, e l'alta tensione da rettificare è applicata a ciascun
filamento/catodo tramite una presa centrale sul loro secondario.
E' una soluzione molto raffinata,
ma di non certo semplice messa in opera.
Figura 2.9 - Schema di principio di un ponte di Graetz realizzato con una terna di sotto-trasformatori per l'alimentazione dei filamenti; da [3]. |
Per aggirare l'ostacolo, si può pensare di rimpiazzare i due diodi più
"critici" (D1 e D4) con due dispositivi a stato solido,
e di utilizzare un'unica raddrizzatrice a vuoto (anche con catodo in
comune) per la rimanente coppia di diodi. In figura 2.10 è presentato un alimentatore ibrido
costruito secondo il principio appena menzionato.
Questo tipo di schema è divenuto molto popolare nel settore
dell'alta fedeltà poiché l'unica valvola impiegata è rivolta a valle
(tipicamente verso un amplificatore) e le caratteristiche sonore del
circuito sono quindi determinate dalla valvola stessa e non dai diodi al
silicio che la precedono.
Figura 2.10 - Ponte di Graetz
ibrido a semiconduttori / tubi a vuoto.
INDUTTANZA | CARICO | TENSIONE AL CARICO | TENSIONE DI ONDULAZIONE |
2,5 H |
a vuoto (1 MΩ) | 335 V c.c. | 30 mV |
500 KΩ | 330 V c.c. | 80 mV | |
50 KΩ | 305 V c.c. | 250 mV | |
25 KΩ | 290 V c.c. | 350 mV | |
10 KΩ | 265 V c.c. | 400 mV | |
5 KΩ | 220 V c.c. | 700 mV | |
25 H 3000 Ω (ECCITAZ. DINAMICO) |
a vuoto (1 MΩ) | 330 V c.c. | 2 mV |
500 KΩ | 330 V c.c. | 4 mV | |
50 KΩ | 280 V c.c. | 14 mV | |
25 KΩ | 255 V c.c. | 20 mV | |
10 KΩ | 215 V c.c. | 25 mV | |
5 KΩ | 150 V c.c. | 35 mV |
Tabella 2.3 - Valori
al banco di prova per l'alimentatore di figura 2.10, con due differenti
bobine di spianamento. Le
prestazioni di questo alimentatore testimoniano la validità del
progetto su cui è basato.
Quella presentata è dunque una soluzione mista,
ma
dal punto di vista sonoro può ritenersi totalmente valvolare ed è di
realizzazione semplicissima poiché non richiede nemmeno la separazione
dei catodi nell'unica rettificatrice impiegata.
Va da sé che con una semplicissima modifica al circuito di
filamento lo stesso progetto può essere realizzato attorno ad una
rettificatrice con catodo a riscaldamento indiretto.
Figura 2.11 - I due corposi diodi di potenza 1N5408 agevolmente nascosti al di sotto del telaio. |
BIBLIOGRAFIA:
[1] Mureddu L.: Radio Antiche. Tecnica, riparazione, restauro. Mosè
edizioni, Maser, 2005.
[2] Mureddu L.: L'alimentatore. Il web (leradiodisophie.it).
[3] AA. VV.: Navy electricity and electronics training
series. Module 6 - Introduction to electronic emission, tubes and power
supplies. NAVEDTRA 14178 (approved for public release).
[4]
Montù E.: Radiotecnica. Volume III. Pratica di radiotrasmissione e
ricezione. Ulrico Hoepli, Milano, 1944.
[5]
AA. VV.: “Manuale di radiotecnica ad uso delle scuole militari”.
(Sconoscesi). Il web (leradiodisophie.it).
[6]
Cottignoli F., Baccarini A., Bassura P.: Fondamenti di elettrotecnica ed
elettronica. Calderini, Bologna, 1991.
[7]
Millman J., Halkias C.C.: Microelettronica. Bollati Boringhieri, Torino,
1978.
[8] Kronjäger
J.: Basic multiplier circuits. Il
web (kronjaeger.com).
[9] Chiappetta F.: Magnum: amplificatore monotriodo SEP
845.Costruire HiFi, N° 44, Dicembre 1999.
[10] Loria L.: Alimentatore variabile per circuiti a valvole. Il
web (leradiodisophie.it).
[11] Gallino R.: Fisica II. Parte prima: elettrostatica - corrente
elettrica. Bellocchio & Delton, Torino.
[12] Vinassa de Regny E., Vinassa de Regny M.: I segreti della
radio. Mondadori, Milano, 1976.
[13] Ravalico D. E. - L' audiolibro. Elementi basilari e recenti
applicazioni della tecnica del suono. IIª edizione. Milano, Hoepli,
1953.
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