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Le Boy's Radio

di Leonardo Mureddu

Un piccolo espediente adottato dagli imprenditori giapponesi per aggredire il mercato Usa della radio nei primi anni '60

La storia e il principio

Le cosiddette “Boy’s radios” (radio per ragazzi) erano piccoli ricevitori di produzione orientale che contenevano al massimo due transistor e permettevano l’ascolto delle onde medie in altoparlante; avendo due soli transistor erano considerati per la legge americana giocattoli invece che apparecchi radio, e godevano di agevolazioni doganali. I giapponesi sfruttarono questa possibilità commerciale meglio che potevano, e molti dei piccoli ricevitori prodotti ed esportati come “boy’s radio” in realtà erano apparecchietti destinati a un pubblico più vasto dei soli ragazzi. Ebbero grande diffusione in USA nei primi anni ’60 e oggi sono oggetto di collezione. Naturalmente i circuiti erano semplici e le prestazioni limitate, ma garantivano l’ascolto in altoparlante delle stazioni locali. Anzi, bisogna dare atto ai progettisti giapponesi di avere fatto dei veri e propri “miracoli” con le drastiche condizioni imposte, producendo delle radioline dalla potenza sonora più che accettabile, unita a una sufficiente selettività. L’unica cosa che lasciava sempre un po’ a desiderare era la qualità del suono, spesso sibilante e non particolarmente gradevole. Ciò era dovuto al tipo di circuito usato (reazione-reflex), ottimizzato per l’efficienza invece che per la qualità audio.

 

Boy’s radio “Angel”, commercializzata negli Usa nel 1961 

 

Il tipico circuito di una “boy’s radio” è un ricevitore reflex a un transistor, seguito da un amplificatore di bassa frequenza in classe A.

Per chi non conoscesse il principio dei circuiti reflex, dirò che era un espediente molto usato nei progetti amatoriali degli anni '60 perché permetteva di risparmiare un costoso transistor. L’idea è quella di sfruttare un solo elemento attivo per due compiti distinti: amplificazione del segnale radio sintonizzato, e successiva amplificazione del segnale audio dopo la rivelazione. Non è un principio nuovo: veniva usato correntemente già negli anni '30, per esempio nella Radio Balilla. Lo schema di principio è mostrato qua sotto per la parte AF e rivelatrice.

Il segnale RF sintonizzato viene applicato alla base del transistor tramite il secondario del trasformatore d’antenna. Il transistor è polarizzato nel modo usuale mediante le resistenze R1 e R2, e C1 è un condensatore di bypass per la radiofrequenza. Il trasformatore T1, con nucleo in ferrite, funge da carico di collettore per il segnale radio.

Il secondario di T1 alimenta il diodo rivelatore, che è seguito da un filtro. Nel punto A dello schema è dunque presente il segnale BF rivelato. Questo viene riportato tramite C2 sulla base del transistor, attraversando facilmente il secondario del trasformatore d’antenna. Stavolta il carico di collettore è costituito da Rc, e il segnale BF amplificato può essere prelevato dall’uscita. Il condensatore Cr, tratteggiato in figura, può essere inserito per introdurre un certo tasso di reazione in modo da migliorare la sensibilità e la selettività del circuito RF.

Il circuito del ricevitore termina con un secondo stadio BF che pilota un piccolo altoparlante. Ecco per esempio il circuito di un ricevitore commerciale (Coronet V4):

I mobiletti erano carini, variopinti ed eleganti, e spesso non avevano niente da invidiare rispetto ai ricevitori tascabili a sei transistor che circolavano già allora a prezzi molto maggiori. Queste radio venivano vendute a pochi dollari. Un'altra caratteristica delle boy's radio era la marca: erano sempre di marche sconosciute, e non denotavano in nessun modo la provenienza orientale. Visto che era obbligatorio indicare il paese di produzione, la scritta Japan era in genere piccolissima o stampigliata su un adesivo interno. Questo perché non correva ancora tanto buon sangue tra americani e giapponesi, a soli 15 anni dalla fine della guerra...

Costruzione di una boy's radio "moderna"

Qualche anno fa, preparando il materiale per il mio libro sulle radio a transistor, ho costruito anche un prototipo di boy's radio, e confesso che è stata un'esperienza divertente, oltre che istruttiva. Naturalmente, anche in quel caso ho voluto presentare un progetto attuabile con mezzi moderni e con semplici materiali facili da recuperare. Da notare la scatoletta recuperata in un negozio di cineserie: si può fare molto di meglio!

Il circuito completo del ricevitore è mostrato qua sotto. Si tratta di uno schema molto simile a quello delle piccole radio degli anni ’60, con qualche variante dettata da criteri di economia e reperibilità dei componenti. È progettato in modo da utilizzare, come sempre, una certa quantità di materiale recuperato. Per esempio, oltre all’antenna in ferrite e al condensatore variabile, il ricevitore fa uso di alcuni trasformatori, tutti facilmente reperibili tra i pezzi ricavati da radio a transistor "rottamate".

(attenzione: in questo schema c'è un errore. Manca la resistenza di polarizzazione di base del secondo transistor. 470KΩ tra l'alimentazione (+9V) e la base)

 

Materiale occorrente:

 

·         2 transistor tipo BC108 o equivalenti;

·         1 diodo al germanio di qualunque tipo;

·         Antenna in ferrite e condensatore variabile di recupero;

·         Terzo trasformatore di media frequenza per radio a transistor (vedi sotto);

·         Trasformatore d’uscita per apparecchi a transistor;

·         Piccolo altoparlante di recupero;

·         1 condensatore da 1 nF;

·         1 condensatore da 10 nF;

·         1 condensatore da 39 nF;

·         2 condensatori da 0,1 μF;

·         1 condensatore elettrolitico da 10 μF, 12V;

·         1 condensatore elettrolitico da 100 μF, 12V;

·         1 resistenza da 330 kΩ;

·         1 resistenza da 33 kΩ;

·         2 resistenze da 100 Ω;

·         1 resistenza da 4,7 kΩ;

·         1 resistenza da 18 kΩ;

·         1 resistenza da 470 kΩ;

·         1 resistenza da 10 Ω;

·         1 potenziometro miniatura da 10 kΩ con interruttore.

 

Questo piccolo ricevitore si presta a venire realizzato in modo “stabile” e inserito in un piccolo contenitore, come si faceva negli anni ’60. Il montaggio non presenta difficoltà, a parte quelle eventuali derivanti dalla compattezza che si vuole raggiungere. L’unico elemento sul quale occorre spendere due parole è il trasformatore di media frequenza, che come ho detto può essere recuperato da qualunque ricevitore radio AM, e che va privato del condensatore di accordo. Occorre che sia il terzo, ossia quello che nella radio originale serviva a pilotare il diodo rivelatore. Gli altri non vanno bene perché hanno un numero di spire troppo limitato nel secondario. In sua assenza, un trasformatore adatto può essere realizzato utilizzando un piccolo nucleo di ferrite e avvolgendovi intorno due bobine di filo smaltato sottilissimo, un centinaio di spire per il primario e trenta-quaranta per il secondario.

Anche se si opta per una realizzazione in versione compatta e definitiva, è consigliabile effettuare un primo montaggio su una piastra sperimentale, in modo da poter mettere a punto l’apparecchio in condizioni agevoli di lavoro. Solo in un secondo tempo, quando tutto sarà a posto e la radio funzionerà in modo soddisfacente, si potrà passare al montaggio finale.

Il risultato è un piccolo apparecchio radio dalle buone caratteristiche di sensibilità e selettività, in grado di riprodurre in altoparlante almeno la stazioni locali, esattamente come facevano le boy’s radio.

 

A disposizione come sempre, per chiarimenti, suggerimenti, curiosità. Leonardo

Radio a cristallo e altri piccoli progetti

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