Le Radio di Sophie

Una proposta per le Onde Medie

Leonardo Mureddu

Giugno 2006

Come tutti ormai sanno, da oltre due anni in seguito ad una politica di "razionalizzazione" la Rai ha notevolmente ridotto le trasmissioni in Onde Medie, quelle normalmente ricevibili da tutti i ricevitori anteguerra. In realtà il provvedimento investe non solo le Onde Medie, ma tutte le trasmissioni in AM, che comprendono in Italia anche una serie di frequenze in Onde Corte. La decisione, pur accompagnata da qualche sommesso brontolio, in realtà è stata accolta con sereno fatalismo da parte delle organizzazioni interessate, quali per esempio quelle preposte alla difesa dei diritti dei consumatori. Certo, per noi appassionati di radio d'epoca il danno è ben evidente, ma siamo consapevoli di far parte di una "nicchia" piuttosto priva di forza contrattuale, e comunque anche noi finora non abbiamo fatto molto per far sentire la nostra voce. Accanto a noi c'è anche tanta gente, che abita in zone non servite dalla rete FM, che si è vista privare di un servizio per cui paga un canone annuale... D'altra parte c'è anche chi considera l'iniziativa della Rai come un evento positivo, ed qui mi riferisco alla nutrita schiera degli pseudo-ecologisti che da anni agitano spettri di presunto inquinamento elettromagnetico e di sprechi energetici. Ma questo è un altro discorso e potrebbe portare molto lontano, verso la prateria delle polemiche sterili e inutili. Lo scopo di questo articolo è invece quello di esaminare la situazione da un punto di vista generale, confrontando la politica dell'emittenza radio in Italia con quella degli altri Paesi europei e extraeuropei, al fine di poter arrivare ad una eventuale proposta da inviare al nuovo Governo.

Per farmi un'idea della situazione all'estero, qualche settimana fa ho messo un annuncio sul forum di Radiomuseum, uno dei più attivi web europei nel settore della radio d'epoca. Chi è interessato può trovare la discussione completa (in un inglese approssimativo) seguendo questo link. Questa discussione ha avuto una certa risonanza anche in Usa, dove è stata ripresa nel forum di Antique Radios.com. Anche qui, chi vuole seguire la discussione originale (e magari contribuire) la trova seguendo quest'altro link, anch'esso in inglese. Le informazioni raccolte da queste discussioni, insieme ad altre provenienti da altre fonti, permettono di ricostruire un quadro niente affatto roseo della situazione delle trasmissioni AM in Europa. In America, come vedremo, il discorso è diverso. Ma analizziamo con ordine i singoli contributi.

Svizzera - L'ente preposto alle trasmissioni radiotelevisive è la Swisscom, che si occupa solo della trasmissione e non della produzione dei programmi. La politica della Swisscom, in atto ormai da alcuni anni, è quella di ridurre le trasmissioni AM. Il famoso trasmettitore di Beromunster (nome familiare sulle nostre scale parlanti!) lavora con potenza ridotta e chiuderà completamente nel 2008. Motivo ufficiale: l'elettrosmog (?). Il servizio su onda corta "Swiss Radio International" dovette già chiudere tempo addietro, sempre a causa delle proteste dei cittadini che vedevano i trasmettitori come una minaccia per la salute pubblica.

Gran Bretagna - Anche nella roccaforte della tradizione le cose non vanno meglio per la vecchia AM. La BBC ha ridotto drasticamente le trasmissioni sulle onde medie e lunghe. Le principali stazioni oggi trasmettono solo in FM e in digitale. Solo alcune stazioni locali della BBC restano in AM, affiancate da alcune stazioni commerciali. Lo stesso vale per la televisione analogica, destinata a scomparire nel 2012. Nell'esperienza comune, raccolta da un corrispondente inglese, la radio digitale non sta raccogliendo un grande successo, specie a bordo delle auto, e quindi si prevede ancora una lunga vita per l'FM.

Irlanda - Delle tre stazioni "storiche" irlandesi in onda media (Dublino, Cork e Athlone), oggi resta attiva solo Dublino, oltre ad una stazione in onda lunga trasmessa in direzione del territorio britannico. Quest'ultima ha comunque ridotto alquanto la potenza.

Ex Jugoslavia - Le minoranze italiane dell'ex Jugoslavia (Slovenia, Istria e Dalmazia) godono di un servizio di diffusione radio, ancora attivo in AM. Si tratta della famosissima RadioCapodistria, le cui  trasmissioni possono essere ricevute anche nelle regioni del nord-est italiano. Radio Capodistria fu avviata durante il periodo del controllo alleato di Trieste dopo la seconda guerra mondiale. Pare che per ora non sia prevista una chiusura del servizio.

Germania - Non sono al corrente dei dati esatti, ma dalle discussioni sui forum si direbbe che in Germania sia ormai quasi impossibile ricevere trasmissioni AM in lingua tedesca. Quasi tutte le grosse stazioni di broadcast stanno infatti passando all'adozione di sistemi digitali o comunque riducono la potenza in seguito alla politica di riduzione dell'"inquinamento elettromagnetico".

Lussemburgo - Chi non ricorda la poderosa "Great 208", che con il suo milione di watt diffondeva di notte in tutta Europa (e anche in America) i dischi in voga negli anni '60 e '70? La frequenza era 1440MHz, appunto 208m. Da qualche anno le trasmissioni AM di Radio Lussemburgo sono cessate quasi del tutto, sostituite in parte dal DRM (radio digitale mondiale) in alcune fasce d'orario.

Principato di Monaco - A proposito di piccoli Stati che gestiscono stazioni radio potentissime, chi è stato adolescente o giovane negli anni '60 non può non provare un piccolo groppo di nostalgia al ricordo di Radio Montecarlo, l'emittente scanzonata che trasmetteva in lingua italiana sulla frequenza di 1466KHz, ossia quasi a fine banda delle OM (utile punto di riferimento per l'allineamento delle scale parlanti!). Il grosso trasmettitore di Col de la Madone è ormai spento da molti anni, sostituito da una rete FM che copre tutto il territorio nazionale. Ma ormai Radio Montecarlo non è altro che una voce nella miriade di radio private che affollano la banda FM.

Italia - Conosciamo la nostra situazione. La rete di ripetitori in Onda Media è stata drasticamente ridimensionata, e l'unico servizio "circolare" resta Radio1, con una programmazione un po' differente rispetto a quella di Radio1 in FM. Anche la Radio Vaticana ha diminuito drasticamente la potenza emessa e il numero delle bande occupate. Lo stesso vale per le trasmissioni Rai in Onda Corta destinate all'estero.

Francia - Non ho notizie di chiusura degli impianti radio francesi in onde lunghe e medie, sebbene sia in atto un forte dibattito sul futuro delle trasmissioni AM. La Francia è uno dei Paesi promotori del DRM (Digital Radio Mondiale), che potrebbe portare nelle bande broadcast la qualità del suono FM stereo. La rivista "Radiofil" ha dedicato alcuni articoli al futuro dell'AM, sostenendo la possibilità di un sistema "multicast", ossia di una convivenza pacifica tra vecchie trasmissioni AM e nuove tecnologie digitali in trasmissione simultanea sulla stessa frequenza.

Questo, per sommi capi, ciò che sta avvenendo in Europa, o almeno nell'ex Europa "occidentale". La situazione è certamente più tranquilla nei Paesi dell'ex Europa dell'Est, dove il progresso tecnologico più lento ha finora rallentato questa corsa verso il rimodernamento a qualsiasi costo. Ma cosa capita intanto negli Stati Uniti?

Stati Uniti d'America - Qui la situazione delle trasmissioni AM è del tutto differente. Per citare uno degli interventi sul forum di Radiomuseum, "If AM or "Medium Wave" transmissions were stopped, it would bring American politics to a stand still!" ("la cessazione delle trasmissioni AM in Onde Medie in America porterebbe alla paralisi della politica"). Gli uomini politici americani utilizzano l'AM come canale privilegiato di comunicazione nel vasto territorio americano, dove moltissimi elettori passano gran parte del loro tempo in movimento sulle grandi strade di comunicazione, e non potrebbero essere raggiunti da nessun altro segnale se non quello analogico delle Onde Medie. Si è parlato molto di DAB (un'altra tecnica digitale) e di satelliti, ma l'AM resiste, perché raggiunge grandi distanze e perché è gratis.

Le famose stazioni di broadcast, tra cui la mitica "KGO" di S.Francisco per esempio, resistono impavide all'assalto delle nuove tecnologie, irradiando decine di migliaia di watt dedicati ai talk show, ai comunicati commerciali, allo sport e alle news. Molte sono le stazioni "all-news" e quelle dedicate alle minoranze linguistiche, specie sulla costa occidentale dove le popolazioni di lingua spagnola (ma anche vietnamita, cinese...) rappresentano un grande bacino di utenza. Non si può non provare un piccolo motto di invidia, se si pensa che nei dintorni di una qualunque città americana è possibile ricevere in Onda Media non meno di 25-30 stazioni potenti e chiare.

 

Dov'è la differenza? - La differenza sta nella politica, nella storia stessa delle comunicazioni. Le grosse stazioni AM americane sono sempre state stazioni commerciali a capitale privato, mentre il servizio pubblico è affidato per la maggior parte alla rete FM. In Europa è sempre stato il contrario: AM pubbliche, FM pubbliche/private. Dunque, per mantenere accese le stazioni AM europee serve denaro pubblico, e ciò spiega come mai i Governi si pongano il dubbio se ne valga la pena, dato l'interesse decrescente da parte degli utenti. Poi c'è la spinta dell'industria, che ha bisogno di nuovi mercati da invadere e di nuovi apparati da proporre; infine c'è la spinta degli ecologisti che vedono nelle grandi antenne AM una minaccia per la salute pubblica. I gruppi più forti in questo campo si trovano proprio nell'Europa centro-settentrionale (Germania e stati confinanti), ed infatti proprio in quelle zone si assiste alla più rapida conversione verso le nuove tecnologie (anche qui, preferisco non esprimere alcun giudizio personale nel tentativo di evitare inutili polemiche). Negli Usa gli ecologisti non hanno ancora manifestato grande interesse per le vecchie trasmittenti in Onda Media, oppure le spinte commerciali sono ancora in grado di tenerli un po' a bada.

Cosa proporre - Alla luce delle considerazioni appena fatte, cerchiamo di trarre delle conclusioni realistiche su cosa possiamo aspettarci, ragionevolmente, nel futuro delle comunicazioni radio in Europa. La maggior parte dei commenti che ho raccolto nelle ultime settimane non lasciano molto spazio all'ottimismo. Direi anzi che l'atteggiamento tipico è di rassegnazione: "cosa ci possiamo fare, è il progresso". In un mondo che vive con l'occhio rivolto più all'indice di ascolto che alla qualità, non è facile dare torto ai rassegnati. A chi volete che interessi se il contadino delle valli alpine non riceve più la radio? Che si procuri l'antenna satellitare e il decoder digitale, e avrà nuovamente tutto il mondo a disposizione. Si, ma non in campagna, nella radiolina che gli ha fatto compagnia per trent'anni. Allora cosa possiamo fare? Lamentarci presso le Autorità Preposte? Far valere le nostre ragioni di appassionati di radio d'epoca? Ho paura che questa strada non porterebbe molto lontano, anche perché, come abbiamo visto, è l'intera Europa che ha avviato la dismissione delle Onde Medie: per il servizio pubblico non servono più. E quando una cosa è chiusa, e lo è da anni, è ben difficile farla riaprire. Se vogliamo che le nostre vecchie care radio a valvole possano emettere ancora qualche suono, dobbiamo riuscire a convincere qualcuno a investire sull'AM. Ma prima, dobbiamo liberare la banda dalle limitazioni di legge che di fatto ne impediscono l'uso. In altre parole:

1) Se gli Enti governativi (in Italia la Rai) non sono più interessati alla diffusione di trasmissioni in Onde Medie, potrebbero rendere disponibili le bande AM (e gli impianti?) ad eventuali gestori commerciali. Ogni Nazione è concessionaria esclusiva di certe frequenze ("clear channels"), e può gestirne localmente delle altre in condivisione. E' un peccato lasciare decadere questi diritti.

2) I gestori privati, alla stregua di quelli americani, potrebbero acquistare una licenza più o meno estesa per l'uso di certe frequenze su determinati territori, esattamente come avviene nell'FM. Bastano pochi chilowatt per coprire un'intera regione, e nelle ore notturne la copertura si estende notevolmente. Intrattenimento, talk-show, news, inchieste e pubblicità viaggiano benissimo anche nei ristretti canali AM. La musica, chi vuole ascoltarla ha ormai ben altri mezzi.

3) Potrebbe essere incoraggiata la ricerca nel campo delle nuove tecnologie, per esempio il DRM, che purtroppo stenta a decollare a causa di una totale mancanza di spinte governative e commerciali. Vi sono anche interessanti sviluppi nella compressione dell'informazione, che permetterebbero di aumentare la qualità delle trasmissioni AM lasciando invariate l'occupazione di banda e la possibilità di ricezione da parte dei vecchi apparati.

4) Alcuni canali andrebbero comunque lasciati liberi per servizi legati alla Protezione Civile, alla Sicurezza ed in generale alla gestione delle emergenze, in quanto solo le trasmissioni in Onde Medie e Corte sono in grado di coprire vasti territori e sono ricevibili anche con mezzi poveri. Questi "clear channels" verrebbero comunque utilizzati e tenuti in funzione per la diffusione di un programma nazionale pubblico (come adesso è Radio1), magari specializzato in news, previsioni meteo, dati sulla percorribilità delle strade...

Questi tre punti potrebbero formare la base per una proposta organica da inviare al Parlamento. Meglio di una generica protesta, che potrebbe essere interpretata come un lamento nostalgico di chi non vuole accettare l'ineluttabile evoluzione tecnologica. Insomma, non facciamo la figura dei cocchieri inglesi del 1900, che all'apparire delle prime automobili pretesero di far approvare una legge che limitasse la velocità della "carrozza senza cavalli" al passo d'uomo, in modo da attenuare la concorrenza. Ogni "omnibus", automobile o velocipede a motore doveva essere preceduto da un uomo a piedi, che sventolando una bandierina allertava i pedoni del sopraggiungere del mezzo meccanico. Riuscirono anche a far approvare la legge e a rallentare lo sviluppo del trasporto motorizzato, ma per poco tempo.

Aspetto commenti, proposte operative, proposte alternative. Spero anche che tra coloro che hanno letto questa pagina vi sia qualcuno che sappia come si fa ad avviare una proposta di legge parlamentare. Grazie a tutti per l'attenzione.

Leonardo Mureddu

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