RECUPERARE
UNO STRUMENTO DI MISURA FUNZIONANTE CON BATTERIE "TORCETTA"
di Marco Gilardetti
Credo nulla dia più soddisfazione del riparare una radio d'epoca con... strumenti d'epoca! Purtroppo, però, la maggior parte dei multimetri costruiti trenta o più anni fa necessitavano delle temibili pile "torcetta" tipo 2R10A eroganti una tensione di 3 V.
Per chi non le avesse mai viste, si tratta di batterie aventi forma simile a quelle delle comuni pile stilo, ma dimensioni quasi doppie. Le più comuni (quelle di marca "Superpila", di colore rosso e nero) iniziarono a sparire dalla grossa distribuzione sul finire degli anni '80 e sono oggi, come ben sa chi abbia provato a cercarle, assolutamente introvabili. Suggerisco ai più audaci, come ultima spiaggia, di tentare di ordinarle sui pochi siti internet che le danno come ancora disponibili (non si sa fino a quando).
Chi volesse invece liberarsi dalla schiavitù dell'insidiosissima "torcetta", sarà lieto di sapere che ancora una volta le nuove tecnologie possono correre in soccorso delle vecchie, in questa occasione grazie alle batterie per macchine fotografiche digitali funzionanti alla tensione (quando si dice il caso...) di 3 Volt. Queste batterie sono disponibili in diversi tipi, e nonostante il prezzo non propriamente economico è bene essere "generosi" nella scelta in quanto si tratta di pile al Litio di alta qualità, di durata - per parlare chiaro e senza tanti rimpianti - ben superiore all'infida "torcetta" che si scaricava da sola in pochi mesi anche se non utilizzata, provocando tra l'altro ossidazioni e corrosioni d'ogni sorta. Il tipo "123", ad esempio, ha dimensioni tali da adattarsi molto bene allo scopo.
Per dare a Cesare ciò che è di Cesare, premetto d'aver visto suggerire per la prima volta questa possibilità di sostituzione sull'interessante sito di Luca Rossi, la cui lettura non sarà mai raccomandata abbastanza. In quella sede, era indicato un modo per costruire una finta torcetta dentro un tubo di plastica.
Un'idea ancora più diretta e filologica potrebbe essere quella di "smontare" letteralmente una torcetta e nascondere al suo interno una pila tipo 123 o simile. Si tenga presente, al proposito, che una pila "torcetta" e' costituita in pratica da due pile più piccole da 1,5 V collegate in serie e tenute assieme da un involucro di cartone o di plastica. Il polo positivo che fuoriesce dall'involucro non è che il terminale della prima pila da 1,5 V, e quello negativo non è che il fondello della seconda, come nello schema di figura 1:
Figura 1 - Una "torcetta" in sezione.
Rimane l'amletico dubbio: se cioè smontando a sua volta una pila da 1,5 Volt se ne trovino dentro tre da 0,5 Volt e così via oppure no (lascio a chi legge l'incarico di svelare l'arcano; aggiungo solo che in un'altra occasione, aprendo una pila da 6 V per telecomandi, vi ho trovato dentro quattro pile del tipo a "bottone", mentre in quel "condensato di tecnologia" che supponevo fosse la batteria di un cordless ho trovato tre pile ministilo ricaricabili...).
Comunque stiano le cose, si può allora pensare di tagliare la torcetta in verticale nel punto A per liberare il fondello e spingere fuori le due batterie premendo con forza sul polo positivo in B. Fatto ciò, si può nascondere la nuova pila tipo 123 in cima all'involucro della torcetta e chiudere il fondello con un tappo di sughero opportunamente sagomato ed attraversato da una vite di apposita lunghezza che assicuri la continuità del circuito:
Figura 2 - La "torcetta" modificata.
Può però capitare di non avere affatto una "torcetta" da modificare, o di avere completamente distrutto l'involucro dell'unica a disposizione non sapendo che per smontarla era sufficiente agire come descritto nelle figure 1 e 2 (è sottinteso che la cosa è puntualmente accaduta allo scrivente).
In questo caso, una soluzione altrettanto efficace è quella di creare un supporto metallico che tenga in posizione la nuova pila e contemporaneamente agisca da contatto di massa o polo positivo. Si apra il dorso dello strumento e si individui il compartimento della batteria:
Figura 3 - Lo strumento prima della modifica.
Come si vede, l'occasione è buona per dare una "rinfrescata" al cablaggio dello strumento che, vuoi per l'età, vuoi per la corrosione dovuta alla presenza delle batterie stesse, sarà ben difficilmente in buone condizioni. Gia che ci si è, una generosa dose di disossidante spray ai contatti ed al potenziometro di azzeramento non potrà che far del bene.
Ci si deve ora ingegnare a costruire un nuovo compartimento batterie con un paio di sottili lamelle metalliche di materiale conduttore. Quelle visibili in figura 4 sono un avanzo di quelle fascette serratubi che negli anni '60 si lavoravano a casa, dopo cena, nel tentativo disperato di arrotondare il salario; ma ovviamente, sebbene il romanticismo ne perderà non poco, andrà bene qualsiasi cosa. Si osservi che una lamella è stata tenuta piatta per fungere da supporto alla pila, mentre l'altra è stata ripiegata ad "S" per fungere contemporaneamente da molla di ritegno e da contatto per il polo positivo:
Figura 4 - Il materiale necessario per la modifica.
Le lamelle devono essere avvitate o saldate in corrispondenza del vecchio polo di massa, ed è bene controllare che l'assemblaggio finale abbia una rigidità sufficiente a garantire che la pila rimanga saldamente in posizione:
Figura 5 - Lo strumento a modifica effettuata.
Si osservi ad esempio che in questo caso le due barrette sono state unite tra loro a metà lunghezza con una vite, proprio perché la loro elasticità era eccessiva e non avrebbe garantito un supporto stabile. Con l'occasione, il vecchio contatto del polo positivo è stato usato come "rondella", in modo da essere conservato all'interno dell'apparecchio stesso per un eventuale futuro ripristino, scongiurando contemporaneamente il pericolo che possa andare perduto. La modifica suggerita, difatti, è completamente reversibile.
Se necessario, si può rifinire il lavoro rifacendo elegantemente il cablaggio esterno con del filo elettrico per altoparlanti. Si osservi che è anche possibile adattare una pinzetta "coccodrillo" munita di femmina per spinotti a banana in modo da poterla innestare sul terminale negativo, isolando infine l'area interessata con del tubo Sterling. Ciò è utilissimo in quanto consente di fissare in modo stabile un terminale al telaio (massa) del dispositivo sotto misura, e concentrarsi con la dovuta attenzione sul posizionamento del terminale positivo (che magari deve raggiungere un inaccessibile piedino sottoposto a 350 V di tensione...).
Il vostro strumento tornerà così ad essere felice, splendente, efficiente e pronto a riparare cento e cento radio in vostra compagnia per altri cinquant'anni almeno (o forse più...)!
Figura 6 - Uno strumento di misura d'epoca come nuovo!
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