Tecnica - Le Radio di Sophie - Technics

Transistor, amico fragile

Considerazioni su un'epoca ormai trascorsa,  di L. Mureddu

Nel 1954 è stata commercializzata la prima radio a transistor: una rivoluzione che cambierà per sempre il nostro rapporto con la radio. Io personalmente non ho mai posseduto un esemplare di quel famoso primo modello: la Regency TR1, ma nella mia sterminata collezione che mi riprometto sempre di riordinare e catalogare, ci sono alcuni pezzi rari, come quella Admiral che si vede nella foto, la seconda da sinistra in alto, e qualche modello Sony della prima generazione. La Admiral fu una delle prime ad arrivare in Sardegna, direttamente dagli Usa nel 1959. Un apparecchio pesante, che visto dentro somiglia molto alle radio a valvole: telaio metallico e transistor montati su zoccoli, non saldati. Poi arriverà la miniaturizzazione, i giapponesi e tutto il resto. Di questo abbiamo già parlato nel 2004, in occasione del cinquantesimo anniversario. In quell'occasione cominciai a lavorare al mio primo libro, che aveva il titolo col punto esclamativo (Radio a Transistor!) e che a quanto pare si trova ancora in commercio, anche se personalmente non ne ho più alcun controllo - capita così con le multinazionali del commercio online.

La mia passione viene da lontano. Faccio parte di quella generazione fortunata (o sfortunata, secondo i punti di vista) che, come ho già raccontato, ha visto il mondo cambiare sotto la spinta della tecnologia. Quando il transistor è entrato nelle case io ero un bambino curioso, poi diventai un esperto nel settore, riparavo radio e autoradio, respirando da molto vicino i fumi delle lacche che si usavano per proteggere i  circuiti stampati, che venivano vaporizzate dal saldatore. Ci passavo le serate e qualche notte a cavarmi gli occhi tentando di seguire i collegamenti attraverso le piste dei circuiti stampati, nella mia cameretta da adolescente trasformata in laboratorio con buona pace dei genitori, evidentemente lungimiranti.

Pensavo "sono al cospetto del futuro".

Evidentemente la vita è molto più lunga di quello che ci si aspetta, perché quello che sembrava il futuro ha fatto in tempo a maturare, invecchiare e scomparire. Ora guardo con sospetto anche lo smartphone che ho in tasca, oggetto prodigioso che sembra proiettarci nel futuro, ma chissà... diamo tempo al tempo.

Rispetto alla radio a valvole, la cui presenza resta nelle case anche "dopo morta", grazie ai possenti mobili in legno, alle modanature e alle grandi scale parlanti di vetro serigrafato, la radio a transistor si rivela un "amico fragile", col mobiletto in plastica o in legno rivestito in tela, impossibile da restaurare esteticamente, inutile da esporre, spesso guasto. Insomma un oggetto di nessun valore, neppure affettivo. Eppure chi sa guardare dentro quella piccola scatola scopre un tesoro di tecnologia, di progresso vertiginoso che ha portato in pochi anni al circuito integrato, poi al microprocessore e infine proprio al computer e allo smartphone.

Ciò che resta di questa mia immensa passione è, come dicevo, una collezione sterminata che prima o poi reclamerà la mia attenzione (centinaia, forse migliaia di pezzi in decine di scatoloni, scaffali, cantine). Una piccola parte di questa collezione è esposta da anni nella nostra galleria. Inoltre ho accumulato qualche quintale di documentazione: libri, schemi, manuali di servizio, appunti, riviste. Come già ho fatto per le radio a valvole, con l'aiuto di Stefania ho catalogato e scannerizzato tutti gli schemi delle radio a transistor, creando un primo DVD uscito nel 2014 insieme alla seconda edizione del libro, che questa volta si chiama Radiotecnica a transistor.

Ora stiamo lavorando alla versione finale del DVD degli schemi, che sarà pronto tra breve e verrà offerto, come per le radio a valvole, in combinazione col libro, sempre per festeggiare il giubileo de Le Radio di Sophie.

Come si dice: "stay tuned!" - L. M.

 

 

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