Tecnica - Le Radio di Sophie - Technics Aggiungi una scatoletta al TV La storia della Televisione è costellata da svolte epocali che costringono a sostituire l'apparecchio o a trovare una soluzione provvisoria - di L. Mureddu Le prime trasmissioni televisive della Rai risalgono al 1954. I televisori di quell'epoca ricevevano un solo canale su una sola banda, la VHF (sotto i 250MHz), che in seguito venne battezzata "banda del primo canale". Veniva il tecnico, ti installava televisore e antenna, sintonizzava, aggiustava e bòn. Non dovevi più toccare niente. Solo accendere e spegnere la tv, possibilmente usando l'interruttore dello stabilizzatore. Se osavi manovrare qualche controllo rischiavi di non vedere più niente o di far apparire righe e sfarfallii, sommerso dagli insulti dei familiari. Questi versi del grande Jacovitti illustrano l'idilliaca situazione di allora (trovate tutta la filastrocca qui): "L'apparecchio nostro antico era proprio un caro amico giravamo un suo bottone poi, su morbide poltrone senza gesti si sorbiva quel che il video ci ammanniva..." Poi nel 1961 arrivò il "Secondo Canale" e fu il panico. Vabbè, penserete voi, dov'è il problema? Il problema è che la maggior parte dei televisori che erano stati venduti fino a quel momento potevano ricevere solo nella banda VHF, mentre il secondo canale veniva trasmesso nella banda UHF, completamente diversa e non compatibile. Onde molto più corte (frequenze oltre i 450MHz). Se qualcuno è interessato alle vecchie frequenze della TV analogica trova qui la tabella completa. Per poter ricevere quelle frequenze era necessario un nuovo televisore, compatibile col nuovo standard. Ma immaginatevi una famiglia che non aveva ancora finito di pagare le cambiali del "vecchio" TV, che poi aveva al massimo sei anni. Alcuni apparecchi erano "predisposti": con una adeguata spesa il tecnico poteva aggiungere all'interno il gruppo del secondo canale e rendere il televisore in grado di ricevere entrambi, con l'aggiunta di una nuova antenna, nuovi cavi o i famosi "miscelatori/demiscelatori" per inviare i giusti segnali alle rispettive prese. Ma per chi aveva i TV della prima generazione l'unica soluzione era quella di aggiungere, poggiandolo sul grande mobile dell'apparecchio, uno scatolotto supplementare come quello che si vede nella foto sopra, e che ho trovato rovistando in cerca di altro: un convertitore UHF. Una specie di ricevitore supereterodina a due valvole in grado di ricevere il secondo canale e convertirlo sulla stessa frequenza del primo canale. Trovate qui tutte le informazioni, schema ecc. Il costo non lo conosco, ma immagino non venisse via per poco. Manopola di sinistra: commutatore Primo/Secondo; manopola di destra: sintonia del secondo canale. Problema risolto. Questa faccenda della compatibilità del vecchio televisore con nuovi standard ci accompagnerà per tutta la storia della TV e non è ancora finita: basta ricordare l'avvento della TV a colori e quello della televisione digitale. Proprio in questi giorni un ennesimo cambio di tecnologia digitale sta costringendo milioni di famiglie a "rottamare" il vecchio TV o a far ricorso, come nel 1961, a uno scatolotto esterno come quello qua sotto, in questo caso un nuovo decoder. Che, guardando bene, non è poi tanto diverso da quello da cui siamo partiti oltre sessant'anni fa. L'unico problema è che non si può più piazzarlo sopra il televisore ultrasottile, ma occorre trovargli una sistemazione a fianco. Oppure come suggerisce la pubblicità, cambiare il televisore. Con buona pace dell'impronta di CO2 sul pianeta. (L.M. 03/22)
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