Tecnica - Le Radio di Sophie - Technics La Filodiffusione in Italia Negli anni '60, quando ancora l'FM tardava a diffondersi, in Italia era possibile ascoltare la radio ad alta fedeltà, grazie alla rete telefonica.
Prendo spunto dal piccolo ricevitore recuperato sulla bancarella di un mercatino domenicale per parlare un po' di filodiffusione: un sistema di trasmissione dei programmi radio attraverso la rete telefonica. Quello della foto è uno dei primi modelli prodotti in Italia. Si tratta del Phonola FD3B, un apparecchio a tre valvole con l'aspetto di una radio da comodino. Pur essendo perfettamente funzionante, oggi questo ricevitore è del tutto inutile, dato che era legato al servizio telefonico su doppino di rame, ossia il classico telefono domestico che tutti avevano. Poi arriverà l'ADSL e poi ancora la fibra a cambiare tutto. Per inciso, abbiamo già parlato della filodiffusione in un altro articolo su questo sito. Per chi vuole approfondire, c'è una pagina della Rai, un po' vecchiotta e non perfettamente funzionante, dove viene raccontata tutta la storia della filodiffusione. Questo è il link, senza alcun impegno dato che con la Rai non si è sicuri di niente. Un'altra pagina interessante, con qualche bella immagine, la trovate qui. Qui facciamo un breve riassunto con alcuni dati. Intanto, la preistoria. L'idea di utilizzare le linee telefoniche per programmi di intrattenimento è vecchia come il telefono. Alla fine del 1800 esistevano dei servizi collegati ai grandi teatri di alcune città, che permettevano agli utenti telefonici di ascoltare concerti e opere liriche stando comodamente a casa, dalla cornetta del telefono o da un'apposita cuffia (vedi foto a fianco). Esistevano anche centraline con molte cuffie per l'ascolto familiare. Lascio immaginare la qualità. Inoltre, durante l'ascolto dello spettacolo, il telefono non poteva essere utilizzato per il traffico normale. Il sistema ebbe diffusione in Gran Bretagna e in Francia, e più tardi anche in qualche città del Nord Italia. Fu ripreso in seguito in Svizzera, intorno al 1930, con qualche miglioramento. Intanto, l'ascolto non avveniva più in cuffia ma attraverso un amplificatore domestico. Inoltre era possibile, da casa, selezionare il canale da ascoltare, tramite degli impulsi che venivano mandati in centrale. In pratica, sul filo viaggiava un solo segnale in bassa frequenza, ma l'utente poteva scegliere il programma preferito. Gli svizzeri furono costretti a questi espedienti, non riuscendo a coprire il loro territorio montagnoso con la radio. Lo stesso problema, in parte affliggeva l'Italia. Ancora, durante l'ascolto del programma "radio" il funzionamento del telefono era inibito, e inoltre la qualità risentiva dei rumori tipici delle linee telefoniche a commutazione. Passiamo quindi dalla preistoria alla storia. Verso la fine degli anni '40 la Svizzera e altre nazioni europee introdussero la filodiffusione vera e propria, ossia un segnale a radiofrequenza che poteva viaggiare sullo stesso doppino telefonico senza interferire con le conversazioni. Non solo, ma permetteva la trasmissione simultanea di diversi canali. Bastavano dei filtri, in trasmissione e in ricezione, per evitare qualsiasi interferenza tra la voce e la portante radio. Inoltre, questa portante poteva essere modulata con una banda passante ben superiore a quella delle comuni trasmissioni radio in AM: 15.000 hertz invece che 4.500. Insomma l'alta fedeltà cominciava ad entrare nelle case. Si adottò la banda delle onde lunghe, la stessa usata dai comuni ricevitori radio. In questo modo la filodiffusione poteva essere ricevuta anche senza avere un apposito apparecchio. Bastava avere l'abbonamento e l'apposito filtro in ricezione. Diversi apparecchi nella stessa casa potevano riprodurre trasmissioni differenti: bastava predisporre un filtro di ricezione per ogni camera. In Italia la filodiffusione fu annunciata nel 1958, in via sperimentale in alcune città. Divenne operativa nei primi anni '60, grazie a un accordo tra Rai e la SIP, il gestore di monopolio dei telefoni di allora. Trasmetteva su sei frequenze a onda lunga, e precisamente (in kHz): 178 (Radio1), 211 (Radio2), 244 (Radio3), 277 (IV Canale), 310 (V Canale) e 343 (VI Canale). Il V Canale trasmetteva musica leggera, infatti si chiamava anche FD Light, mentre il IV trasmetteva musica "colta", e infatti il suo programma si chiamava Auditorium. Il VI in unione col IV oppure col V forniva i due canali per l'ascolto stereofonico. I canali aggiuntivi (IV, V e VI) si servivano di bobine registrate che venivano scambiate tra le varie centrali di trasmissione. Per esempio la zona di Roma, in una certa settimana, trasmetteva musica diversa da quella che si poteva ascoltare a Cagliari o a Napoli. Insomma non era semplice districarsi, ma c'erano delle apposite pagine del Radiocorriere che servivano da guida. Per i curiosi, ecco le quattro pagine su cui doveva studiare un appassionato nel 1972, da cui si vede anche che la diffusione non era affatto capillare, e che molte regioni non erano affatto servite: Programmi della Filodiffusione Comunque erano riportati autori ed esecutori di tutti i brani trasmessi, anche le canzonette. L'audiofilo si costruiva un piccolo impianto, che gli permetteva anche di registrare su nastro concerti, opere e programmi di intrattenimento, dato che venivano trasmessi senza alcuna interruzione pubblicitaria né annunci. L'unico problema era cha non sempre gli orari coincidevano esattamente con quelli annunciati, dato che si trattava di bobine registrate che giravano da una città a un'altra e venivano fatte partire dagli operatori locali. Era però possibile "recuperare" un ascolto, perché veniva replicato più volte nella stessa giornata. Il tipico ricevitore per filodiffusione, ossia quello "unificato" fornito dalla SIP, era un elegante apparecchio Siemens col pannello nero e i tasti rossi, che tutti abbiamo conosciuto in molte sale d'aspetto di studi medici o dal parrucchiere, oltre che nelle case. Eccolo. In alternativa, per gli "smanettoni" veniva fornito un altro sintonizzatore, privo di amplificatore ma dotato di uscite in bassa frequenza per essere collegato con l'impianto HiFi e/o il registratore. Meno bello, ma più funzionale, e dotato del circuito per formare il segnale stereofonico: Eccolo. Chissà quante volte ne avrete incontrato nei mercatini, ormai dismessi e definitivamente inservibili! Sì, perché alla fine degli anni '90 la filodiffusione comincia a declinare. Non tanto perché diminuissero gli abbonati o ci fossero delle disdette: il servizio costava tanto poco che nessuno se ne accorgeva sul costo della bolletta. Ma con l'avvento delle linee dati (ISDN, ADSL) per le connessioni internet, il sistema analogico e quello digitale entravano in conflitto, e naturalmente vinceva quest'ultimo. A rigore, ancora oggi la filodiffusione è teoricamente in funzione in Italia. Per esempio ricordo che a casa di mia madre, dove c'era sempre stata, il tecnico che venne a installare il modem ADSL fu costretto a eliminare il filtro per la filodiffusione, servizio che peraltro nessuno usava più da molti anni. Non credo però che sia possibile attivare un nuovo abbonamento, e forse anche i vecchi abbonati non riceveranno più l'assistenza, che fino a trent'anni fa era pronta e efficiente. Bastava chiamare il solito numero 187...
Per finire, alcune immagini del piccolo ricevitore mostrato in cima. L'esemplare in mio possesso deve avere funzionato da "monitor" in qualche sede Rai, dato che riporta sul retro la targhetta dell'economato. Serviva per controllare la qualità e la regolarità delle trasmissioni. Purtroppo non ho trovato lo schema. Monta le valvole EBF89, ECL80, UY85. (L.M. luglio 2023) |