Tecnica Pratica - Le Radio di Sophie E se fosse il trasformatore a FI...?Oggetti misteriosi e minacciosiTroneggiano sul telaio delle vecchie radio a valvole, imperscrutabili e misteriosi, avvolti nel loro guscio d'alluminio. Sono i trasformatori di Media Frequenza (o Frequenza Intermedia), detti anche confidenzialmente "le medie frequenze". Sono due, ed in mezzo c'e' la valvola amplificatrice. Nei ricevitori molto antichi sono difficili da distinguere tra la moltitudine di altre scatole di alluminio: alcune contengono valvole, altre delle bobine di cui nessuno saprà mai la funzione, altre ancora sono i giganteschi condensatori elettrolitici... Ogni volta, la segreta speranza è quella di riuscire a rimettere in funzione l'apparecchio senza dover smontare le medie frequenze, e quasi sempre va bene. Ma qualche volta, tutto sembra a posto, l'oscillatore oscilla, le tensioni sono tutte presenti, le valvole paiono efficienti, eppure il ricevitore resta muto. E se fosse guasta una media frequenza?
Lo schema qua sopra mostra un tipico amplificatore a FI (Phonola mod. 591), con i suoi due trasformatori. Uno porta il segnale dalla placca della convertitrice alla griglia dell'amplificatrice FI, l'altro invece dalla placca di quest'ultima al rivelatore. In tutto ci sono quattro circuiti accordati. Se uno solo di questi circuiti accordati è fuori frequenza l'apparecchio resta inesorabilmente muto o quasi. Dal punto di vista costruttivo un trasformatore FI non è altro che un cilindretto isolante (legno o cartone bakelizzato) su cui sono avvolte due bobine ad una certa distanza l'una dall'altra. Queste bobine sono poi collegate a due piccoli condensatori (100-200pF). Nelle radio più antiche i due condensatori erano di tipo "semifisso", ossia potevano essere regolati per effettuare l'accordo; successivamente si adottò quasi universalmente il sistema a permeabilità variabile, in cui i condensatori sono fissi, e le induttanze degli avvolgimenti possono venire regolate mediante un nucleo di ferrite.
Nella figura qui sopra vi sono due esempi di avvolgimenti molto antichi (1935), ma non molto diversi da quelli realizzati in seguito. Da notare il tipo di avvolgimento, visibile nella bobina di sinistra, effettuato con spire che si incrociano (avvolgimento a "nido d'ape"), allo scopo di rendere minima la capacità "parassita". Come effettuare il testProcediamo a ritroso, dalla seconda media frequenza indietro. Bisognerebbe avere almeno un iniettore di segnali, ma per ora vediamo quello che si può fare col solo tester. Supponiamo che la parte a bassa frequenza (dal rivelatore in poi) sia stata già controllata e funzioni bene, sennò i test seguenti non hanno alcun senso.
Se possediamo un generatore di segnali modulato o almeno un iniettore a larga banda, allora possiamo indagare ulteriormente, iniettando segnali qua e la e trovando dove si fermano, ma il più delle volte le prove indicate sopra sono sufficienti ad isolare il problema. Si riesce a sentire qualcosa?Se esiste una posizione della scala parlante in cui si riesce a sentire una stazione, anche debolissima, magari usando un'antenna lunghissima e tenendo il volume al massimo, allora possiamo effettuare un test semplicissimo per fugare ogni dubbio: Proviamo a ruotare con delicatezza, usando un attrezzo adatto, ciascuno degli elementi di regolazione delle medie frequenze (nuclei o compensatori che siano), allontanandoli un po' dalla posizione originale e rimettendoli subito a posto. Se le manovre sono accompagnate da una variazione del volume d'uscita, allora possiamo concludere che le medie frequenze sono a posto e dobbiamo cercare il guasto altrove (magari possiamo approfittare per regolarle in modo da avere la massima uscita). Se ruotando uno degli elementi non succede niente, molto probabilmente abbiamo individuato il guasto! Cosa può essere capitato?Una volta stabilito che dovremo occuparci di una media frequenza, vediamo come procedere. Innanzitutto cerchiamo di capire il tipo di guaio:
Come procedereSe è un problema di nuclei, allora va risolto caso per caso. Un nucleo avvitato troppo potrebbe non essere più manovrabile dall'esterno. In questo caso occorrerà smontare il trasformatore per estrarre il nucleo e riposizionarlo nella parte filettata. Inutile dilungarsi in teorie e istruzioni dettagliate: chi ha per le mani l'oggetto può decidere come agire meglio di chiunque altro. Se il problema è una bobina interrotta, tener presente che spesso l'interruzione si verifica nel punto in cui il sottilissimo filo smaltato è saldato al capicorda. Partire da lì. Spesso si risolve il problema rifacendo la saldatura, magari pulendo un nuovo tratto di filo e prolungandolo con pochi centimetri di filo sottile. Altre volte tutta la bobina appare corrosa in più punti, ed allora va riavvolta. Usare filo simile, e tentare di avvolgere una bobina che somigli alla vecchia, specie per l'aspetto a nido d'ape. Una volta terminata, saldata e rimessa in posizione, occorrerà trovare per tentativi il valore adatto per il condensatore, che sicuramente sarà differente dall'originale. Infine, se abbiamo sospetti sui condensatori, talvolta possiamo risolvere il problema senza dover smontare il trasformatore. Una volta individuato l'avvolgimento relativo, il condensatore difettoso può essere lasciato dentro, e il nuovo può venire saldato ai capi della bobina, esternamente. Con un po' di prove e di pazienza si ripristina la completa funzionalità. Attenzione: non tentate mai di regolare le media frequenze se:
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